Al castello si accede attraverso uno stretto sentiero tagliato nella roccia, delimitata a destra dal massiccio roccioso e a sinistra da un muretto.

Al terreno di questo percorso si giunge dinanzi a due accessi: un portale ed una scala di cui oggi resta solo un cenno di traccia nella muratura. Superato il portale si attraversa un piccolo corridoio che conduce ad una loggia aperta scavata nella rupe che guarda verso il burrone sottostante in direzione est. Da qui si passa a un grande ipogeo artificiale a pianta rettangolare con soffitto piano che presenta tracce evidenti di scalpellatura; sulla parete occidentale di questo ambiente si apre una finestra ricavata nella roccia da cui si domina il sottostante vallone.


 

Oggi dell’insediamento classico ed alto medievale non rimane alcunché se non la testimonianza diffusa dei ritrovamenti di diverse monete e resti ceramici sino alla denominazione dialettale di "A Munita" data al colle dirimpettaio la lunga cresta rocciosa che fa da base alla fortificazione. Il castello, invece, integro almeno sino all’inizio del secondo conflitto mondiale, oggi versa in drammatiche condizioni.

Queste costruzioni, in pietra locale, probabilmente sottratta alle strutture castellate, hanno subito un gravissimo crollo nel 1998. Tutta la contrada è poi interessata da resti di diverse età che testimoniano la lunga e complessa frequentazione di questa parte dell'ennese. Sulla collina della moneta, dirimpettaia al castello, sono attestati (ed il toponimo è chiaro segnale) resti di un insediamento ellenistico romano continuato sino all'età tardo romana. Attorno le case Gresti, poste sul fianco di nord ovest della collina dei Gresti, sono stati ritrovati resti che vanno dall'età greca arcaica, a testimonianza della precoce influenza calcidese verso Morgantina, e resti di età tardo romana e bizantina.



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